
Imparare e Interpretare ....Charles Sanders Peirce
(di Angelino Bruni 09-04-2016)
Charles Sanders Perice (1939-1914) non ebbe grande fama di filosofo, sebbene a lui risalga la nascita del pragmatismo: in America il pragmatismo ebbe maggior fortuna all’inizio del 1900 con la filosofia di W.James e J. Dewey.
Peirce fu comunque precursore della semiotica o scienza dei segni. A differenza della semeiotica attuale, concepita come studio dei segni linguistici, la semiotica o semeiotica di Peirce era una riflessione filosofica dei segni colti in ambiti scientifici diversi che dalla logica, spazziava con l’epistemologia, la metafisica.
Secondo Peirce, la semeiotica era all’origine del pensiero e del linguaggio umano; entrambi nascevano da una dinamica di segni; Non vi era dunque, per lui alcuna distinzione tra segno e pensiero ed il ragionamento era l’inferenza ipotetica o “abduttiva” in grado di connettere lo stato presente “pensante” con il reale “pensato”; le tracce precedenti attualizzavano un reciproco rapporto di significati. Per Perice dunque non solo il pensiero, il ragionamento era un segno ma la medesima realtà era concepita come il segno di qualcosa che rimandava a qualcos’altro. La verità era dunque un segno che per dirla con Nietzsche, non ammetteva i fatti ma solo le interpretazioni. Il tratto caratteristico dell’ermeneutica pragmatica di Peirce era l’infinita interpretazione dell’esistenza umana.
L’interpretazione pragmatica dell’esistenza non era mai diadica.
L’analisi interpretativa ingenua faceva riferimento ad un classico esempio: il cartello stradale che ha significato valido per chiunque abbia studiato il codice della strada. Tale modello interpretativo diadico e’ ingenuo perché concepisce la relazione tra il segno ed il significato, esclude il soggetto. Per il filosofo americano la verità e’ sempre in relazione triadica con (l’oggetto) il qualcos’altro (segno) e qualcuno (interpretante). In questo rapporto triadico fondamentale e’ il ruolo dell’interpretante ossia il soggetto attivo senza il quale non vi sarebbe relazione tra l’oggetto ed il segno.
il segno e’ creativo per un’ipotesi di realtà vera in un processo sociale. In questo senso la verità e’ pubblica quando adotta un modello ritenuto vero nella prassi di senso comune. Tale modello pragmatico e simbolico per Perice, evidenzia una forza superiore al concetto stesso d’ autorità. Esempio: se per una determinata popolazione il balsamo di tigre, allunga la vita degli uomini che ne fanno uso, tale ipotesi di verità o superstizione, causa del bracconaggio clandestino delle tigri, e’ difficile da sradicare anche mediante l’autorità della legge. La stessa cosa vale per altri casi o abitudini sociali della storia di un popolo o di una particolare civiltà.
L’interpretazione dei segni, secondo il modello pragmatico di Peirce mette in crisi il concetto d’autorità razionale ed il concetto classico di filologica e storiografica. Alla base dei fatti storici, per il filosofo americano, non c’e’ la logica ma i segni di una verità convenzionale che talvolta emerge, grazie ad altre scienze, quali l’archeologia, la paleontologia l’etnografia. L’interpretazione dei segni, per mezzo della semiotica e’ dunque fondamentale per comprende la storia ed i giochi linguistici non fondati sulla pura razionalità dei popoli. Come già Kant, aveva fatto notare con il suo razionalismo filosofico, la matematica ed il calcolo dell’esperienza non sono sufficienti a fondare la conoscenza umana neppure per lo studio della storia.
Il confronto con l’antico e la semiotica apre così nuove riflessioni sui limiti della ragione umana i cui pregiudizi o abiti interpretativi inconsci sono stati pensati e talvolta supposti con assoluta certezza.
Per un approfondimento del pensiero di Pierce:
M.A. Bonifanti, L. Grassi e R. Grazia – Semiotica – ed. Einaudi - Torino 1989.
A. Cantucci – Pragmatismo e pragmaticismo Charles S:Peirce” in Storia del Pragmatismo
edizioni . Laterza – Roma-Bari 1992.