N. il romanzo di Ernesto Ferrero

Ed. Einaudi, Torino
di Ninnj Di Stefano Busà (note biografiche a tergo)
Il romanzo N. (Einaudi, 2000) ricostruisce un colosso della Letteratura moderna: i trecento giorni di Napoleone all’isola d’Elba, dal maggio 1814 al febbraio 1815, sono il tempo dell’apparente rinascita/riscatto di Napoleone visto e ambientato attraverso gli occhi di un letterato locale che diventerà il suo bibliotecario personale. Ferrero è uno storico che ama condurre storie di personaggi importanti, personalità che hanno il valore e l’aura di essere “miti” della Storia. Lo scrittore è attratto dalla loro forza, dal loro prodigioso acume, dalla loro inesauribile volontà di passare alla storia da eroi. Ancora una volta un personaggio “fuori dal comune”, il primo eroe dell’età moderna, destinato ad alimentare un mito che non tramonta, e che il romanzo di Ferrero analizza criticamente e moralmente, riuscendo a trarre dal suo carisma personale una fonte inesauribile di notizie, di raffronti, di temi che mettono direttamente al centro la celebrazione del piccolo “corso” di origini, divenuto attraverso un portentoso percorso individuale un eroe della storia moderna.
Con quest’opera lo scrittore vince il Premio Strega 2000, il Premio della Società dei lettori di Lucca e il Premio Alassio: Un autore per l’Europa. Nell’agosto 2000 la città di Portoferraio conferisce a Ferrero la cittadinanza onoraria.
N. è stato tradotto nelle principali lingue europee. Nel 2006 Paolo Virzì ne ha tratto liberamente il film con Daniel Auteuil ( che interpreta Napoleone), Monica Bellucci (nella parte della Baronessa) ed Elio Germano (Martino).
Ma certamente non sono tutti i premi attribuiti allo scrittore a determinare il grande successo dell’autore.
N. resta un romanzo a sfondo storico di grandissima rilevanza.
Ernesto Ferrero ha saputo celebrarne la drammatica biografia, inducendo al personaggio i pregi, ma anche i difetti dello statista che vive fino in fondo il clima violento di una rivoluzione francese ormai al suo culmine e che esiliandolo all’isola d’Elba lo depone da un potere anche filo-storico drammaticamente visionario di un’epoca e di un avvento antropologico. La vicenda di questo complesso personaggio che ha dominato la scena politica della Francia dal suo fulgore, al suo declino è nelle pagine di ogni testo scolastico, ma Ferrero lo fa rivivere e lo rimodella attraverso la sua personale verve, (ri)consegnandolo alla storia con l’acume di un personaggio che esce indenne dal suo dramma intonso dalle sue circostanze avverse.
Vi è dentro questo romanzo l’archetipo di una corrente che vede nella rivoluzione la fine dell’imperialismo napoleonico e ne fa la ragione di un riscatto morale, oltre che sociale d’oltralpe.
Ernesto Ferrero ne ha saputo dipanare i fili di una storicità e di un individuo complessi, trovare le prospettive, le angolazioni anche psicologiche che ne hanno determinato il declino e la fine ingloriosa. Il tutto condito in modo superlativo. È un libro che, pure se apparentemente sembra riportarci al determinismo/decadente di un processo storico inequivocabile, contiene al suo interno “verità” che sono pietre miliari nella trama del romanzo e ne denotano la raffinata partitura e il talento narrativo-logico oltre che il linguismo eccezionale del suo autore.