martedì 19 marzo 2024   ::  
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Giorgio La Pira

tra cristianesimo e valore culturale

 

                        

 NOTE: NINNJ DI STEFANO BUDA' 

 

In quest’uomo schivo e riservato vi furono fusi sinergicamente il coraggio del valore cristiano e la cultura laica in senso lato.

Difficile è interpretare di quale delle due categorie è mossa la personalità di Giorgio La Pira: certamente è stato un docente di chiara fama, ma anche parallelamente, ha svolto un ruolo di primo piano come politico.

Fu definito il “sindaco santo” di Firenze, ma certamente ne è stato una personalità di spicco, come testimone significativo dei valori e dei significati cristiani nella società del suo tempo.

La sua figura si erge a rappresentare uno schietto e profondo modo di armonizzare le due anime e, soprattutto, del cristianesimo, il ruolo mistico/religioso di una grande fede al Vangelo di Cristo.

La sua solida preparazione e appartenenza ai valori della Chiesa è espressa nei tratti e negli atti, che caratterizzarono il suo apostolato e orientarono la sua intera esistenza.

Nato a Pozzallo, cittadina della Sicilia meridionale, in provincia di Ragusa, il 9 gennaio 1904. Compiuti gli studi dell’obbligo e conseguito il diploma di ragioniere, ottiene anche la maturità classica iscrivendosi alla Facoltà di Giurisprudenza all’Università di Messina, si laurea nel 1926.

 

Trasferitosi a Firenze, il territorio toscano diviene la sua seconda patria, con iniziative che, da subito, lo legarono alla cultura, alla società e al carattere religioso del capoluogo.

Tuttavia fin dai tempi della Sicilia, La Pira improntava tutte le sue azioni ad un cristianesimo di fondo che lo avvicinasse alla Chiesa e, infatti, ne fa un adepto indissolubile in tutte le azioni e gli atti che ne seguirono.

Si lega al Convento domenicano di S. Marco che diventerà il suo ambiente familiare offrendogli le condizioni di ulteriore crescita religiosa e umana, oltre che spirituale.

La sua preparazione interiore continua a rispecchiare la presenza del divino, sicché, non verrà mai meno l’insegnamento del Vangelo, che lo accompagnerà per tutta l’esistenza costituendone l’intera gamma dei suoi atteggiamenti e comportamenti di fede, di lealtà, di giustizia, di cultura, di straordinaria crescita preziosa, al raggiungimento dell’unica Verità possibile.

 

Restano collocate alla sua storia personale le innumerevoli iniziative all’insegna dei meno abbienti, a favore delle persone disagiate, disabili, soprattutto la sua battaglia in difesa di chi non ha <voce> e della dignità dell’uomo, nei confronti della politica discriminatoria e pericolosa che fa dell’ideologia le vittime principali dello strapotere del regime fascista, il quale prendeva sempre più piede in quegli anni.

La Pira, perciò, viene messo al bando e, fatto oggetto di persecuzione, deve abbandonare Firenze.

Vi fa ritorno nel 1944 all’indomani della liberazione. Viene eletto nelle fila dell’Assemblea Costituente, dando un enorme contributo ai principi dell’ispirazione cristiano-democratica.

Legato a Dossetti, a Fanfani, a Lazzari, viene eletto deputato al ruolo di sottosegretario al Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale del governo De Gasperi. Ma diciamo subito che l’esperienza di La Pira si svolgerà tutta nel versante politico-amministrativo della Firenze di allora, rivestendo per lunghi anni il ruolo di Sindaco della città e membro del Consiglio comunale.

 

In realtà, per la Pira furono gli anni della realizzazione di iniziative che avessero come sfondo la sacralità del cristianesimo: le forze messe in atto sono in pienezza d’espressione, atte a ricostruire il tessuto lacerato dal regime, con un cattolicesimo che si mostri a misura d’uomo, in coerenza coi dogmi del Vangelo che vi s’impronta come regola di vita.

Fu capace di distribuire e costruire una vastità di iniziative volte a dare a ciascuno: lavoro, guadagno, casa, in un progetto socio culturale che lo vede al centro di una nuova rinascita collettiva, tutta tesa a ridisegnare l’uomo in un processo di pace più universale, in un apporto costruttivo e programmatico di specificità culturali, socio-economiche e ideali di fede.

L’azione di La Pira guarda con molta attenzione, soprattutto, ai problemi della casa e del lavoro, l’apertura verso i disoccupati, gli indigenti e i poveri fu il suo grande assillo, i senza tetto trovarono in lui un valido alleato, con il rilancio di attività economiche e la costruzione di nuovi alloggi.

La Firenze dei suoi tempi diventa il fulcro per attività di crescita e per tutti coloro che furono amanti della giustizia e del dialogo tra i popoli.

Furono realizzati molti convegni con la partecipazione di personalità scientifiche, di autorità politiche e religiose da ogni parte del mondo.

Egli stesso si recò più volte all’estero, interessanti i suoi viaggi in Unione Sovietica, da sempre terra dell’ateismo del regime di stato: era nelle sue intenzioni il tentativo di conversione, già annunciato dalla Madonna di Fatima.

 

La sua azione di uomo pubblico fu caratterizzata dalla sua fede cristiana e ne istruì la realizzazione con atti di autentica virtù teologale, una sorta di vademecum spirituale, il suo, al quale improntò tutta la sua vita e dal quale si potranno estrapolare il livello morale e spirituale dell’uomo “La Pira”, il quale seppe districarsi tra le varie bordate del regime, opponendovi una forte personalità politico-teologico-ecumenica di profonda impronta cristiana.

La speranza teologale fu il lui come divina sollecitazione al bene comune, a ristabilire equilibri interrotti: di grazia, di pace, di benessere, di garanzia che potessero testimoniare la presenza della fede tra i popoli, ma soprattutto, secondo l’insegnamento del “credo evangelico”: la vittoria del bene sul male, della verità e della ragione sull’egoismo, il solipsismo, il relativismo, il nichilismo, il venir meno della verità, della parola di Dio sulla terra.   


2014: aminAMundi:  autore  Ninnj Di Stefano Busà /

 

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