lunedì 20 maggio 2024   ::  
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video presentazione IL LIBRO ROSSO di Carl Gustav Jung Jung


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IL LIBRO ROSSO  dell'inconscio

 

Il Libro Rosso  è un testo fondamentale per comprendere l'evoluzione di un senso specifico dell'esistenza a contatto con un nucleo intimo che Jung è riuscito ad individuare in se stesso. Questo tipo di percorso fondamentale per l'analisi del "libro rosso" nasce anche dal rapporto tra Jung e Freud. Jung era entrato in contatto col padre della psicoanalisi nel 1906 per poi diventare presidente della Società psicoanalitica. Il rapporto tra i due è ampiamente miticizzato ed è il "libro rosso" che mette in contrasto la psicoanalisi concettuale di Freud con la visione archetipica di Jung. Concetti base che fanno parte dell'esperienza psicoanalitica sui tipi psicologici (introverso e estroverso per esempio), il processo di individuazione e l’inconscio collettivo vengono elaborati per la prima volta da Jung e sono distanti dall’impronta freudiana. L’interesse del "libro rosso" va anche al di là del mito e dell’aura di mistero alimentati dal divieto di pubblicazione imposto a lungo dagli eredi, superato grazie al paziente lavoro di persuasione dell’infaticabile e acutissimo curatore, lo storico della psicologia indiano Sonu Shamdasani. Perché in realtà questo testo, tenuto “segreto” dallo stesso Jung, non contiene nulla di pruriginoso o di scandaloso.

Il suo carattere messianico e allucinatorio non ha a che fare con l’uso di droghe. Le immersioni nel sogno, nel mito e nello spirito religioso non sono i sintomi di una conversione, o concessioni a un’idea di superiorità dell’irrazionale o a pensieri in stile New Age, benché tutto ciò sia la testimonianza di un processo di rinnovamento e di rinascita di sé, elaborato nel contesto di una personale riflessione cosmologica. Qui si gettano piuttosto le basi per lo studio dei meccanismi universali dell’animo umano, andando alla ricerca di quei modelli di comportamento di carattere istintuale e culturale che Jung definirà come «archetipi» e che oggi si suggerisce di approfondire e verificare a partire dalle neuroscienze e in particolare dagli studi sulle emozioni di Antonio Damasio e di Vilayanur S. Ramachandran. Nel 1957 Jung scrive: «Gli anni più importanti della mia vita furono quelli in cui inseguivo le mie immagini interiori. A essi va fatto risalire tutto il resto. Tutto cominciò allora, e poco hanno aggiunto i dettagli posteriori. La mia vita intera è consistita nell’elaborazione di quanto era scaturito dall’inconscio, sommergendomi come una corrente enigmatica e minacciando di travolgermi. Una sola esistenza non sarebbe bastata per dare forma a quella materia prima. Tutta la mia opera successiva non è stata altro che classificazione estrinseca, formulazione scientifica e integrazione nella vita. Ma l’inizio numinoso che conteneva ogni altra cosa si diede allora».

Il Libro rosso è anche una sorta di modello per un lavoro che ognuno dovrebbe fare su di sé, un “esercizio spirituale” – l’uso e la riflessione sulle immagini rimandano anche alle tecniche di Sant’Ignazio – volto a scandagliare le parti più nascoste e più irrazionali dell’io e dal quale non si può che uscire rafforzati. Un esercizio che ci riguarda tutti, perché, – scrive Shamdasani – «al pari di molti altri psichiatri e psicologi, Jung non considerava la malattia mentale un fenomeno antitetico allo stato di salute, ma riteneva andasse collocata all’estremo limite di uno spettro continuo».

Tutto era cominciato nel 1913. In un viaggio in treno verso Schaffhausen, Jung ebbe la visione di una terribile alluvione che inondava l’Europa – macerie, galleggianti e migliaia di morti – che, come avrebbe detto più tardi, preconizzavano i disastri delle Prima guerra mondiale. Jung, quarantenne e professionalmente affermato, sfida a viso aperto visioni e sogni di questo tipo, non sapendogli dare una interpretazione immediata. Inizia così, nel pieno di una crisi personale, l’esperimento su se stesso (che poi avrebbe chiamato il suo «confronto con l’inconscio») che proseguirà fino al 1930. Sviluppa uno specifico metodo di esplorazione psicologica – detto «immaginazione attiva» – finalizzato a consentirgli di «andare alla base dei processi interiori», «tradurre le emozioni in immagini» e «cogliere le fantasie che sollecitavano dal sottosuolo». In un primo tempo Jung annota le sue fantasie nei Libri neri, quindi le rielabora aggiungendovi una serie di riflessioni e le trascrive in scrittura calligrafica, corredandole di illustrazioni, nel Liber novus, rilegato in pelle rossa, da cui il nome Libro rosso.

"Il lavoro sull’inconscio va fatto in primo luogo per noi stessi "– scriveva Jung –, anche se indirettamente andrà a beneficio dei nostri pazienti. Il pericolo è quello della follia profetica, spesso in agguato quando si ha a che fare con l’inconscio. Questo fatto non va mai dimenticato, anche se siamo costretti a riconoscere l’esistenza dell’irrazionale».

Carl Gustav Jung (1875–1961) è stato il fondatore della psicologia analitica, dopo essersi separato da Freud, insistendo sulle nozioni di archetipo, tipi psicologici e inconscio collettivo. Nel 1913, quarantenne e realizzato, è colto da incubi e visioni che annoterà nel «Libro Rosso», testo rimasto segreto  per lunghi anni.  (video presentazione)

Armando Massarenti

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