LA GRANDE BELLEZZA di P. Sorrentino & THE LAMB di W.Blake

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testo italiano-inglese della poesia: THE LAMB di William Blake - immagine dal film)
«Siamo tutti sull’orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che farci compagnia e prenderci un po’ in giro».
con questa frase Jep Gambardella poeta-scrittore dell'unico romanzo, da lui scritto con il titolo Il capitale umano, nonché protagonista del film "la grande bellezza". evidenza con una manciata di parole, il bagliore dell'apatia che, con l'arguzia dell'istinto di piacere cerca di adattarsi comodamente agli agi della così detta "dolce vita" romana, ricca di privilegi anche di carattere culturale.
Un'esperienza estetica, quella di Jep che non trascura l'atmosfera della decadenza che si auto-compiace anche dei propri fallimenti. Pur criticandosi, queste persone desiderano sempre riscuotere ammirazione per la grande bellezza che spesso con inganno è barattata con la grande ricchezza. Ma jep - il re delle feste - proprio nei momenti di solitudine, al rientro dalle nottate, si lascia andare e come inesistente, abbandona i trucchi della sua vita mondana per assaporare gli attimi di solitudine che si mostrano, all'alba recline lungo il fiume e sui sentieri dei giardini animati dalla presenza di fanciulli e monache, vestite di bianco. Gli piace osservare i luoghi della città che si risvegliano prima di essere invasi dai numerosi turisti che ricercano, la grande bellezza di Roma, nei monumenti plagiati dalle elaborate immagini pubblicitarie e dalle numerose fotografie turistiche. Poi, nel film, qualche turista stramazza a terra, stremato.
Qualcun altro invece che fa parte dell'ambiente mondano della dolce vita romana, si suicida perché non sa più come comunicare la sua noia e la sua sofferenza. Ma per Jep Gambardella, il funerale è sempre un momento mondano, anzi per lui è "il momento mondano per eccellenza". perché offre la possibilità di rappresentarsi con la massima eleganza. Un cinismo maniacale per l'estetica che trionfa indifferentemente con la morte dei sentimenti. Eppure, nel film, qualcosa di nuovo si presenta sempre all'alba. Alla fine della festa, la luce soffusa del primo sole, propone sempre qualcosa di nuovo da osservare con trasparenza. Così la cinepresa del regista, non si ferma e posa il suo occhio sugli angoli incantati di una città che si colora di rosa. Poi quando arriva sera, ed il giorno invecchia, con l'opulenza degli incontri superficiali, mondani, si unisce il desiderio di fare qualche nuovo incontro, sempre considerato all'altezza dei presenti. Qualche nuova attrazione da mostrare anche attraverso qualità, fuori dall'ordinario e con doti eccezionali, addirittura soprannaturali. Così, si presenta il personaggio "chiave" della mistica-santa. Si tratta di una persona straordinaria che i "festaioli" ricercano quasi si trattasse di un fenomeno da baraccone, da mostrare a coloro che non hanno mai conosciuto una persona votata alla povertà. Ma la santa, si perde e si rivela nel gioco poetico che sospende ogni giudizio: si esprime solo con il volo dei fenicotteri rosa che si perdono, nei cieli di Roma, all'alba. Ritornano alla loro meta misteriosa. Intanto la musica e le parole di William Blake - the lamb - (l'agnello) prende parte viva sul finale del film; proprio come l'alba la musica e la poesia di Blake accompagna la figura della "mater santa" segnata dalle rughe delle sofferenze che non nascondono la consapevolezza di una grandissima gioia. Ogni scena della mater-santa sembra svanire nel volo dei fenicotteri rosa e Jep Gambardella, ad un certo punto si risveglia, con un colpo di scena, ripensa alla gioventù, al mare ed all'attimo in cui la grande bellezza ha trovato in lui, un essere autenticamente fanciullo. Forse è l'effetto di un sogno disinteressato o il gioco momentaneo di un'innocente illusione......
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Agnellino, chi ti fece?
Sai chi ti fece?
Ti diede la vita, e ti disse di nutrirti
Dal ruscello e sopra il prato;
Ti diede un vestito di delizia,
Il più morbido vestito, di lana, chiaro;
(Chi) Ti diede una così tenera voce,
da fare gioire tutte le valli!
Agnellino, chi ti fece?
Sai chi ti fece?
(....)
(autor: W:Blake)
miriam luigia . binda / aprile 2014
William Blake
William Blake - Londra 28.11.1757 - Londra, 12.08.1827) è stato un pittore, poeta, incisore e miniaturista inglese. L'opera di William Blake è considerata talvolta oscura anche come fonte di ispirazione nell'ambito poetico e delle arti figurative. Principale studioso delle sue opere: Sir Northrop Frye. Suggerimenti per approfondire la vita e le opere di W.Blake:
W. M. Rosetti (editor), Poetical Works of William Blake, (Londra, 1874)
A. G. B. Russell (1912). Engravings of William Blake.
William Blake, Jerusalem, a cura di Marcello Pagnini edizioni Giunti, Firenze 1994.
Jason Whittaker (1999). William Blake and the Myths of Britain, (Macmillan)
William Butler Yeats (1903) Ideas of Good and Evil.
Joseph Viscomi (1993). Blake and the Idea of the Book, (Princeton UP).
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