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Charles Baudelaire - in appunto

Le tenebre
Nelle cave d'insondabile tristezza dove il Destino già m'ha relegato, dove mai entra raggio roseo e gaio, dove solo con quell'ospite rude ch'è la Notte,
sto come un pittore condannato da un beffardo Dio a dipingere sulle tenebre, dove, cuoco di funebri appetiti, faccio bollire e mangio questo cuore,
a tratti brilla, s'allunga e si distende uno spettro fatto di grazia e di splendore.
Ma quando assume la sua massima estensione, con la sognante andatura
allora si che riconosco chi mi viene incontro: è Lei, la mia bella, nera ma sempre luminosa!
Corrispondenze
E' un tempio la Natura ove viventi pilastri a volte confuse parole mandano fuori; la attraversa l'uomo tra foreste di simboli dagli occhi familiari. I profumi e i colori e i suoni si rispondono come echi lunghi che di lontano si confondono in unità profonda e tenebrosa, vasta come la notte ed il chiarore.
Esistono profumi freschi come carni di bimbo, dolci come gli òboi, e verdi come praterie; e degli altri corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno l'espansione propria alle infinite cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio, il benzoino, e cantano dei sensi e dell'anima i lunghi rapimenti.
Charles Baudelaire
e l'atelier du peintre del pittore francese Gustave Courbet
Baudelaire è il primo veggente, il re dei poeti, un vero Dio. Tuttavia egli è vissuto in un ambiente troppo artistico; e la forma tanto vantata in lui è meschina: le invenzioni d'ignoto richiedono forme nuove.
Firmato. Arthur Rimbaud
note bibliografiche su Charles Baudelaire
· Charles Baudelaire, Diari intimi, traduzione di Lucia Zatto, Einaudi, 1942.
· Charles Baudelaire, I fiori del male, traduzione di Cosimo Ortesta, Giunti, 1996.
· Charles Baudelaire, I fiori del male (1857), traduzione di Attilio Bertolucci Ed. Garzanti 2006.
Alcune note critiche recenti su Baudelaire. edite dalla casa editrice Liguori nell'anno 2005
titolo: Commenti ai "Fiori del male"
autore: Cacciavillani Giovanni
Ordinario di Lingua e letteratura francese presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, Giovanni Cacciavillani si occupa da oltre trent'anni dei rapporti tra letteratura e psicoanalisi. In questo volume si concentra sui "Fiori del Male" di Baudelaire offrendo un commento psicoanalitico integrale al Canzoniere della modernità.
Il personaggio "Charles Baudelaire" ha alimentato il mito dello studioso povero o presunto tale, ribelle ed amante dei piaceri notturni, delle novità in fatto di costumi e di arte. Generazioni di studenti e di poeti si sono ispirati e ancora oggi si ispirano al poeta parigino. Figura in parte contrapposta in parte collocata al fianco del Dandy o dell'Esteta.
Baudelaire incarna quella visione di gioventù romantica dedita all'eccesso e alla poesia, un po' cupa e rivoluzionaria.
L'opera di Baudelaire, che avvertì la crisi irreversibile della società del suo tempo, è varia e complessa. La sua poesia, incentrata sulla perfezione musicale dello stile (egli stesso lo definì matematico aprì la strada al simbolismo e allo sperimentalismo, che avranno forti ripercussioni nella poesia del Novecento. Baudelaire non appartenne a nessuna scuola, fu indipendente, nonostante la sua poesia derivi direttamente dal romanticismo. Sebbene i sentimenti che lo ispirarono fossero puramente romantici, seppe esprimerli in una forma nuova, attraverso dei simboli che riflettevano le sensazioni del mondo i n c o n s c i o .
Da sempre l'autore dei Fiori del male è stato assunto a vessillo antiborghese della contrapposizione produttiva, di quel mito romantico che vede nel giovane che si allontana dalla famiglia e che si dedica a droghe, all'alcol e all'arte non un problema della "societas" ma un portatore del nuovo ed un artista all'avanguardia. Baudelaire infatti con i suoi scritti e la sua vita rappresenta tuttora UN ARTISTA rappresentato anche come POETA MALEDETTO.
Nel dipinto L'ATELIER DU PEINTRE di Gustava Courbet sono ritratti sia Charles Baudelaire che Jeanne Duval.

Descrizione dell'opera di Gustave Courbet, L'ATELIER DEL PITTORE, 1855
(ritrare anche Charles Baudelaire mentre legge un libro vicino all'amico Duval) dipinto: su tela di cm 359 x 598 tecnica ad Olio conservato presso il Museo d'Orsay di Parigi
L'atelier del pittore, allegoria reale che determina una fase di sette anni della mia vita artistica e morale (titolo originale: L'ATELIER DU PEINTRE - allegorie reelle qui marque une phase de sept ans dans ma vie artistique).
"E' il mondo che viene a farsi dipingere da me" precisa Courbet.
E' una tela di grandi dimensioni, che rappresenta l'insieme di tutti i suoi ideali artistici oltre che umani.
Sul quadro esiste una lettura, scritta da Courbet all'amico Champfleury, nella quale il pittore parla dei personaggi e dei significati della composizione.
Al centro della tela e' l'artista, Courbet, intento a dipingere un paesaggio della sua terra natale e benevolmente assistito nel suo lavoro da una figura femminile (la sua musa) che simboleggia l'energia creatrice e la verita' che l'artista vede nuda e innocente, nuda come la musa stessa, e innocente, come il bambino intento a osservare la tela. Un gatto completa le figure beneauguranti di cui e' attorniato l'artista. Nella penombra dell'atelier si trovano una trentina di personaggi: a destra sono i sogni e le allegorie (l'amore, la filosofia e la letteratura), "gli eletti, ovvero gli amici, i lavoratori, gli appassionati del mondo dell'arte", "la gente che vive della vita", ovvero "la gente che mi aiuta e mi sostiene nella mia idea e partecipa alla mia azione": sono gli amici dell'artista (Bruyas, Proudhon e Buchon, tra i personaggi in piedi; Champfleury e Baudelaire seduti). Nello specifico: sono facilmente riconoscibile il profilo barbuto di Alfred Bruyas, dietro di lui, in posizione frontale, il filosofo Proudhon. Il critico Champfleury e' seduto su uno sgabello, mentre Baudelaire e' assorto nella lettura. La coppia in primo piano simboleggia gli intenditori d'arte e, accanto alla finestra, i due amanti rappresentano l'amore libero.
"Gli altri, coloro che conducono un'esistenza banale, il popolo, la miseria, la poverta', la ricchezza, gli sfruttati, gli sfruttatori, le persone che vivono della morte altrui"", cioe' di passioni e di bisogni materiali. In questo settore, che si puo' definire della "vita ordinaria", sono raffigurati, tra gli altri, una donna irlandese miseramente vestita che allatta il suo bambino, un mercante ebreo che offre una stoffa a un benestante seduto (forse il nonno viticoltore di Courbet), un rabbino, un pagliaccio, un prete, un bracconiere (che potrebbe avere le fattezze di Napoleone III) seduto in primo piano con ai piedi i suoi cani che fissa lo sguardo su un cappello piumato una mandola e un pugnale buttati per terra simboli del romanticismo superato, e, inoltre, un operaio indolente ed una mendicante che raffigurano la poverta'. Balzano altresi' agli occhi la chitarra, la daga e il cappello che, con il modello maschile in posa, stigmatizzano l'arte accademica. L'identificazione di queste figure resta ancora avvolta nel mistero.
Nel dipinto la luce e' frontale ed illumina solo il centro della composizione, lasciando nel buio le zone piu' esterne. In generale, quindi, e' misteriosa, cupa e scura in opposizione al drappo bianco tenuto in mano dalla donna nuda al centro della rappresentazione. Un'altra sorgente di luce e' costituita da una "porta" all'estremita' destra della composizione. I colori sono prettamente scuri, ad eccezione delle tonalita' utilizzate per rappresentare la donna nuda (Musa e Verita') e la tela paesaggistica. Le linee sono curve e movimentate, mentre sono dolci, morbide e sinuose per quanto riguarda il corpo nudo di donna al centro del dipinto. I personaggi sulla destra e sulla sinistra della rappresentazione sembrano voler formare un semicerchio intorno al pittore che sta dipingendo e la prospettiva e' data dalla stessa disposizione a semicerchio dei personaggi.
Sul vero significato del quadro sono state formulate le congetture piu' disparate. Con quest'opera, Courbet rimette in discussione la gerarchia dei generi conferendo al suo manifesto personale il rango ed il formato della piu' prestigiosa pittura di storia. Il quadro L'atelier del pittore, rifiutato al Salon del 1855, fu esposto alla mostra che l'artista organizzo' nel padiglione del realismo costruito per l'occasione.
poesie di Charles Baudelaire tratte dalla silloge: I FIORI DEL MALE
Curiosità musicali attuali:
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Il Rapper italiano Marracash in collaborazione con Dargen D'Amico dedica al poeta francese un brano che si è ispirato alla poesia l'Albatro. (CD Roccia music )
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Anche il gruppo italiano Baustelle gli dedica la canzone Baudelaire ( contenuta nell' album che si intitola Amen)
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In Francia il musicista ALCEST musicista dark mette in musica alcune poesie di Baudelaire evocando suggestioni e musiche intonate all'atmosfera poetica decadente.
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