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M a u r o U r s i n o
 
LA CASA CON IL POZZO
autore: Mauro Ursino
anno pubblicazione: 2011
La casa con il pozzo di M. Ursino - edito da: CASA EDITRICE: NEUMA Torino
La casa con il pozzo di Mauro Ursino comprende sette racconti carichi di suspance e suggestione in grado di unire la visione fantastica al crudo realismo, talvolta cinico, dei suoi protagonisti.
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Mauro Ursino, nei suoi racconti, pone al centro dell’attenzione la condizione umana in bilico fra la disperazione e la ricerca della felicità. Con una lente descrittiva, l'autore osserva la tortuosità del pensiero, il lirismo della natura il riconoscimento di una percezione fugace della vita le cui storie si intrecciano nei personaggi abilmente raccontati, per evidenziare soprattutto la molteplicità dell'esistenza umana indissolubilmente legata alla bellezza, l'amore, la morte, il senso della storia, la sofferenza, l’amicizia e la vacuità inconsapevole dell' IO.
Segnalazioni:
La casa con il pozzo di Mauro Ursino nel 2011 ha vinto il:
PRIMO PREMIO Fanz Kafka Italia
ESTRATTO tratto dal libro di racconti:
LA CASA CON IL POZZO di Mauro .Ursino
La luce del tardo pomeriggio stava declinando e il cielo era di un colore turchese quando Antonio arrivò in prossimità della casa. Scese dall’automobile e avanzò fra l’erba alta. Dapprima gli parve di non ricordare quasi più nulla di quel luogo, ma poi qualche ricordo cominciò a riaffiorare. Guardò la vecchia casa con il portico di sasso, la stalla al fianco, con l’apertura per il fieno, il pozzo, in fondo al prato, con la catena che cigolava al vento. Cinquant’anni prima, durante gli ultimi mesi della guerra, era venuto fin lassù con i suoi genitori per sfuggire all’arrivo delle truppe di invasione, per “giocare a fare gli sfollati”, come diceva sua madre. Li aveva ospitati per qualche settimana la prozia Antonietta.
Antonio li ricordava bene quei giorni, con un misto di paura e stupore, e pure di nostalgia. Aveva otto anni. Il mondo sembrava sottosopra. Avevano camminato per due giorni, in mezzo a tante persone sconosciute, poi
avevano dormito in uno stanzone presso una locanda, infine erano arrivati in quel posto di montagna, originale e fiabesco. Quando erano arrivati non c’era il sole come adesso, ma una nebbia nervosa avvolgeva la casa, e dagli alberi grondava un’acqua fredda e lucida, residuo di piogge recenti.
Antonio avanzò ancora fra l’erba alta, finché non giunse davanti al portone.Ad attenderlo c’era una vecchina piccola, magra, dal volto coperto di infinite rughe. La abbracciò, e sussurrandole qualcosa all’orecchio, mentre stringeva a sé quelle ossa fragili, si accorse che la vecchina piangeva. Antonio sedeva nel silenzio serale, accanto alla prozia. Il cielo era divenuto scuro, e una mano ignota aveva acceso le stelle, spandendole in alto secondo un progetto sconosciuto. Dal borgo proveniva ancora una musica languida, che pareva contenesse il nucleo di tutte le cantilene della sua infanzia.Per qualche secondo ad Antonio sembrò di ritornare bambino. In quei giorni di guerra sedeva spesso la sera davanti alla casa, vicino a sua madre,
ed ascoltava i rumori del bosco. Talvolta si metteva ad ascoltare i discorsi degli adulti, che parlavano di confuse vicende al di là del mare, di eserciti in movimento lungo scogliere ventose, di uomini buoni che, rifugiati fra i monti, combattevano una guerra giusta. Parlavano anche di bombe che viaggiavano alla velocità del tuono seminando la morte. Non riusciva a figurarsela bene, da bambino, la morte: e allora si metteva a guardare nel folto del bosco, come se dovesse arrivare da laggiù, vestita di abiti chiari, con gli
occhi di una ragazza.
– Ti ricordi la mia Laura? – sussurrò la vecchia, e dal suo sguardo cadeva una grande tristezza insieme a una luce generosa.
Antonio annuì. E infatti, da bambino, era rimasto affascinato da quella giovane donna con i capelli bruni e ricciuti, il volto dai lineamenti severi, l’andatura fiera, il corpo snello. La vedeva girare la mattina per casa vestita di un abito leggero e provava una strana emozione, che non aveva mai provato prima nella sua vita. La sera lei sedeva al loro stesso tavolo, mangiava in silenzio, con il volto serio sulla cui fronte si disegnava una ruga precoce. Non parlava quasi mai. Spesso, quando la incontrava in giardino, lei gli sorrideva con grande dolcezza.
– Sì, la ricordo bene – sussurrò Antonio.
– Non sai cosa le è successo? –, rispose la vecchia.
– No. I miei genitori non mi hanno detto nulla. Solo molti anni dopo,
ho saputo per caso della sua morte… –
La vecchia rimase in silenzio.
– Ti ricordi come era bella? Che sguardo gagliardo aveva… Io la avvertivo sempre che non doveva impicciarsi di politica. Che erano tempi violenti. Ma, in fondo, ero fiera di lei. Anche io, se avessi avuto la sua età, avrei
fatto lo stesso.
Antonio capì che la vecchia era felice di poter parlare con qualcuno che avesse conosciuto sua figlia.
– Io non avevo ancora diciassette anni quando è nata… Aveva vent’anni in quei giorni. Te la ricordi, vero? L'hai mai sentita cantare? – Antonio si ricordò che una sera la giovane donna aveva cantato per loro, nel giardino, sotto gli alberi. Cantava una romanza sconosciuta, in una lingua triste che lui non capiva, una melodia dai suoni melanconici.
(.....)
dati biografici: MAURO URSINO
Professore Ordinario di “Bioingegneria Elettronica e Informatica” presso l’Università di Bologna, si occupa dello sviluppo di modelli matematici di sistemi fisiologici complessi e di neuroscienze computazionali; Nonostante le sue attitudini scientifiche non ha smesso di scrivere racconti, una passione che l'autore coltiva fin da quanto era ragazzo.
Nel 2011 è uscito il suo primo libro dal titolo La casa con il pozzo - Casa Editrice: Neuma - Torino .
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