martedì 19 marzo 2024   ::  
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IL    CRITICO   COME   ARTISTA     di   Oscar    Wilde

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(O.Wilde/foto archivio Fondaz.Klave )                                                     

                                                                         


 

 una breve dissertazione, a cura di  Adriana  Cavazza

 

Oscar Wilde nasce a Dublino nel 1854. Figlio di una poetessa, compiuti gli studi classici nella sua città natale, si trasferisce a Londra poi ad  Oxford. Il suo talento ed il suo stravagante modo di porsi e di rappresentare le sue opere fanno si che l'artista diventi un vero protagonista dei salotti artistici e mondani. di grande fama e successo.  Inizia anche un percorso esplorativo in giro per il mondo e tra le sue mete predilette oltre all'Italia, Francia, Grecia, Nord Africa.  Nel 1882 fa tappa negli Stati Uniti per un fortunato ciclo di conferenze. Dopo una breve e fallimentare esperienza matrimoniale, desta scandalo la sua relazione con lord Alfred Douglas. Ormai osteggiato dalla stessa buona società che vedeva in Wilde  un idolo, il poeta dandy subisce un processo e la condanna per omosessualità; la pena è di  due anni di lavori forzati (1895).

Le sue principali opere:

di  grande successo sono le sue  prime opere poetiche - Poesie, 1881. In seguito Wilde pubblica le favole per adulti Il principe felice (1888) e La casa dei melograni (1891). Nello stesso anno escono i racconti Il delitto di lord Arthur Savile, due libri di saggi (Intenzioni; L'anima dell'uomo sotto il socialismo) e Il ritratto di Dorian Gray, suo unico romanzo, testo simbolo del decadentismo e dell'estetismo. E autore di commedie ancora oggi rappresentate in tutto il mondo: Il ventaglio di lady Windermere (1892), Un marito ideale e L'importanza di chiamarsi Ernesto (entrambe del 1895). Il suo lavoro teatrale più celebre rimane tuttavia il dramma Salomè, scritto in francese nel 1891 per Sarah Bernhardt e successivamente musicato da Richard Strauss (1905). Scrive durante la prigionia alcune fra le più belle pagine in prosa (De profundis, uscito postumo nel 1905), oltre alla Ballata del carcere di Reading, pubblicata nel 1898. Rifugiatosi a Parigi dopo aver scontato la pena, muore in miseria nel 1900.

Tra le   opere meno note scritte dall'autore c'e' questo  dialogo-saggio  intitolato   IL CRITICO COME ARTISTA  che affronta l'annosa questione della critica d'arte intesa, da  molti artisti della  sua epoca,  una capacità intellettuale in grado di dare valore all'opera  letteraria.

Senza entrare in polemica  con i suoi critici Oscar Wilde nel saggio  IL CRITICO COME ARTISTA,  a modi di un dialogo platonico, ha dato sfogo  al  suo modo di concepire l'arte   come  prodotto libero dalla categorizzazione "utilitaristica";  di fatto  egli anche nelle sue lettere, animava l'arte dandole il  privilegio di  "essere  arte, bellezza e  contemplazione".   L'arte diceva,  non è solo fine a se stessa  è anche  il prodotto di un artista distinto da un altro artista;  ogni opera d'arte porta con se un vero cambiamento  spiritualizzante, come lo definì anche Goethe, in direzione di una purificazione estetica.  Si deduce che ogni critica d'arte che tende invece ad accentrare la qualità estetica di un artista attraverso un opportunismo  concettuale e speculativo  non tiene conto della forma autentica che porta alla bellezza auspicata da Wilde.

Nel saggio IL CRITICO COME ARTISTA  Oscar Wilde  intende dire che  in ogni artista c'e' la possibilità di  raggiunge realmente il bene (e qui si coglie la profonda analogia del suo pensiero con quello platonico) con la  pratica della  contemplazione.   Un artista, si sente a proprio agio  grazie a questa espressione spirituale che non si perde,  anche  nella  sofferenza,  con inutili  sfoghi di rancore o disprezzo.   Egli infatti ha sopportato l'abbandono ed  il tradimento dei suoi amici più cari   grazie all'arte che sentiva comunque degna della propria unica esistenza. Con eleganza ed educazione  Oscar Wilde ha continuato la sua ricerca di scrittore e di libero pensatore anche quando era obbligato a rimanere in prigione per una pena dettata dall'ipocrisia.  L'opera d'arte  infatti non è  un libro aperto che può diventare oggetto di una  interpretazione fruibile da coloro che intendono esprimere un giudizio anche senza le opportune conoscenze dell'artista.  Oltre al talento artistico,  un artista ha dentro di se qualcosa di unico e spirituale che lo spinge  ad avere  temperamento (e  dignità) che ha valore morale oltre che un valore  estetico.  Senza temperamento  diventerebbe insopportabile, come scrisse  Oscar Wilde,  il dolore  causato dall'ignoranza e dell'inganno.  

Consiglio anche di leggere l'opera scritta da O.Wilde durante la sua prigionia,  s'intitola la De Profundis. Testo uscito postumo  nel 1905. 

Per meglio cogliere questo genere di critica artistica,  qui di seguito riporto questo dialogo che fa menzione al concetto di limite critico in sintonia con  l'illimitata visione contemplativa  e della bellezza. 

tratto dal saggio: IL CRITICO COME ARTISTA

autore: Oscar Wilde

Gilbert:   Non solo nell'arte il corpo è anima. In ogni aspetto della vita la forma è l'inizio delle cose.  In movimenti  ritmici e armonici della danza comunicano, dice Platone, sia ritmo che armonia alla mente. Le forme sono il cibo della fede, urla Newman, in uno dei suoi momenti di sincerità che ci fanno apprezzare e ci fanno conoscere l'uomo. era nel giusto, anche se forse non poteva sapere quanto terribilmente nel giusto fosse. Si ha fede nei Credi non perché essi sono razionali, ma perché vengono ripetuti. Si, la forma è tutto. E' il segreto della vita. Scopri  una forma che esprima il dolore, ed esso ti diverrà caro. trova espressione per la gioia e ne intensificherai l'estasi. Desideri umani? Utilizza la litania dell'amore, e le parole o creranno il desiderio dal quale si crede che esse nascono, il tuo cuore è corroso dal dolore? Immergiti nel linguaggio del dolore, impara da Amleto e dalla regina Costanza, e scoprirai che solo l'esprimerlo è un modo di consolarsi e anche la Forma, che  la nascita della passione, è anche la morte del dolore.

Così, per tornare al campo dell'arte, è la forma che crea, non solo il temperamento critico, ma anche l'istinto estetico, quell'istinto infallibile che ci rivela ogni cosa sotto la luce della bellezza. Comincia con l'adorazione della forma e non ci sarà segreto nell'arte che non ti verrà svelato. Ricorda che nella critica come nella creazione, il temperamento è tutto e che le scuole d'arte non dovrebbero essere raggruppate storicamente secondo l'epoca della produzione, bensì secondo i temperamenti a cui fanno appello.

Ernest: La tua teoria dll'educazione è dilettevole. Ma quale influenza avrebbero i critici cresciuti in quegli ambienti tanto raffinati? Pensi davvero che l'artista sia sensibile alla critica?

Gilbert: l'influenza del critico sarà nel semplice fatto che egli esiste. Rappresenterà il modello senza difetti. La cultura del secolo vedrà in lui la realizzazione di se stessa. Non dovrai domandargli che abbia altro scopo se non quello di perfezionare se stesso. Ciò che chiude l'intelletto, è stato ben detto, è solo di sentirsi  vivo. In realtà il critico potrà avere il desiderio di esercitare la propria influenza; ma facendo ciò, dovrà occuparsi non dell'individui, ma dell'epoca di cui egli cercherà di risvegliare la coscienza, e di renderla responsabile, creando in essa nuovi desideri, nuove esigenze, cedendo  a essa le proprie ampie visioni e i suoi nobili sentimenti.  L'arte reale  dell'oggi lo occuperà meno dell'arte di domani, molto meno dell'arte di ieri e riguardo a questa o quella persona che attualmente  sta faticando, cosa importa agli zelanti? Fanno del loro meglio senza dubbio e di conseguenza da loro otteniamo il peggio. E' sempre con le intenzioni migliori che si fanno le opere peggiori. Inoltre, mio  caro Ernest,  quando un uomo arriva all'età di quarant'anni o diventa un membro della Royal Academy, o  eletto all'Atheneum Club, o viene riconosciuto  come famoso romanziere, i cui libri  sono molto richiesti nelle  stazioni ferroviarie di  periferia, si può avere il divertimento di esporlo, ma non si può aver il piacere di riformarlo. E questa, oserei dire è la sua fortuna, poiché sono certo che il processo di riforma è ben più doloroso della punizione, in realtà è punizione nella sua forma più grave e morale - fatto che dimostra il nostro completo fallimento, come comunità, nel redimere quell'interessante fenomeno che si chiama delinquente matricolato.

(...)

Ernest: ma non può essere che il  poeta sia il miglior giudice della poesia e il pittore il migliore giudice della pittura? Ogni arte deve rivolgersi principalmente  all'artista che vi lavora. Non sarà il suo giudizio senz' altro il più stimato?

Gilbert: tutte le arti si rivolgono solo al temperamento artistico. L'arte non si rivolge allo specialista. essa pretende di essere universale, e in tutte le sue manifestazione essa  una. Così, lungi dal'esser vero che l'artista è il miglior giudice dell'arte, un artista davvero grande non potrà mai giudicare le opere degli altri, e a malapena potrà giudicare la propria. La stessa visione concentrata che fa di un uomo un artista, con la sua pura intensità limita la facoltà di corretto apprezzamento. L'energia della creazione lo spinge ciecamente verso  la sua meta. Le ruote del suo carro alzano intorno a lui come una nube di polvere. Gli dei sono nascosti gli uni dagli altri. Possono riconoscere i propri fedeli. E questo è tutto.

Ernest:  dici che un artista non può apprezzare la bellezza di un'opera diversa dalla sua?

Gilbert:  Gli è impossibile. Wordsworth vide in Endymion  soltanto un bell'esempio di Paganesimo, e Shelley, a cui l'attivismo non piaceva, fu sordo al messaggio di Wondsworth, la cui forma egli aborriva; e Byron, quella creatura umana incompleta e appassionata, non riusciva ad apprezzare nè il poeta delle nuvole né quello dei laghi, e a lui restò nascosta la meraviglia  di Keats.  Il realismo di Euripide era odioso per Sofocle. Le calde lacrime che versava non avevano musica per lui. Milton, con il suo senso del grande stile, non capiva il metodo di Shakespeare, non più di quanto Sir Joshua potava capire il metodo di Gainsborough.  Gli artisti scadenti ammirano a vicenda i propri lavori. Lo chiamano avere la mente aperta, libera da pregiudizi. Ma un artista veramente grande  non può concepire che la vita venga mostrata, o la bellezza forgiata, sotto condizioni diverse da quelle che lui ha scelto. La creazione impiega tutta la sua capacità critica entro la propria sfera. Non la si può usare in ambiti che appartengono ad altri. Ed è proprio perché un uomo non può fare una determinata cosa, che ne è il giudice migliore.

Ernest:  la pensi davvero?

Gilbert:  Si, perché  la creazione limita, mentre la contemplazione rende ampia la visione.

(...)

L'estetica è più elevata dell'Etica. Essa appartiene ad una sfera più spirituale. Distinguere la bellezza in una cosa è il più alto grado che possiamo raggiungere. Persino il senso del colore è più importante, nello sviluppo di un individuo, del senso della ragione e del torto. L'Estetica, in realtà, sta all'Etica nell'ambito della civiltà cosciente, come nell'ambito del mondo esterno, il sesso sta alla selezione naturale.

L'Etica, come la selezione sessuale, rende la vita piacevole e bellissima, la colma di nuove forme, le dona progresso, varietà e cambiamento. Quando arriveremo alla vera cultura, che è' il nostro scopo, raggiungeremo quella perfezione che isanti hanno sognato, la perfezione di coloro per i quali il peccato non è possibile, non con rinunce da asceti, ma perchè possono fare qualsiasi cosa vogliano, senza ferire l'anima, e non possono desiderare niente che la possa danneggiare, essendo essa  un'entità così diversa capace di trasformarsi negli elementi di una esperienza più ricca, o di una sensibilità più raffinata, o di un nuovo modo di pensare, atti o passioni che nella gente comune sarebbero ordinaria o ignobili per gli ignoranti, o vili  per i disonorevoli.  E' pericoloso? Si, è pericoloso - tutte le idee, come ti ho detto lo sono. Ma la notte sta per finire e la luce è tremula nella lampada. C'e' solo un'altra cosa  che non posso fare a meno di dirti. Hai parlato contro la critica. definendola sterile. Il diciannovesimo secolo è un punto di svolta nela storia, semplicemente a causa dell'opra di due uomini Darwin e Renam,  l'uno critico del libro della Natura, l'altro critico dei  libri di Dio. Non riconoscerlo vuol dire perdere il significato di una delle epoche più importanti  nell'intero corso del mondo. La creazione è sempre indietro rispetto ai tempi. E' la Critica che ci guida. lo Spirito Critico e lo Spirito del Mondo sono una cosa sola.

Ernest: E chi possiede questo spirito, ed è da esso posseduto,  suppongo non farà niente?

Gilbert. Come Persefone,  di cui ci narra Landor,  la dolce e pensosa Persefone intorno ai cui piedi sbocciano  asfodeli e amaranti,  egli siederà, contento in quella pace  immota di cui i mortali hanno pietà, e di cui gli dei gioiscono". Osserverà il mondo e conoscerà i suoi segreti. Col contatto con cose divine, diverrà divino. la sua sarà la vita perfetta e solo la sua.


(breve dissertazione di A.Cavazza/ agosto 2014) 


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VEDI ANCHE:  OSCAR WILDE (SCHEDA)


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