
Andy Warhol (foto archivio aminAMundi di M.Binda)
dalla mostra di Milano 2013 a Palazzo Reale
ANDY WARHOL - ritorna in Italia.
a cura di Miriam Luigia Binda
In questo periodo Andy Warhol è presente in Italia con due grandi mostre, precisamente a Milano ed a Pisa. (Milano fino al 9 marzo 2014 - Pisa fino al 2 febbraio 2014).
Brevi cenni Biografici:
Andy Warhol nacque a Pittsburgh (Pennsylvania - 6 agosto 1928). Figlio di due immigrati rumeni grazie al suo talento artistico, che si manifestò da giovanissimo, studiò arte e pubblicità a Pittsburgh (Carnege Mellon University). Negli anni '50 si trasferì a New York e la sua carriera fu quasi immediata, prima lavorando come grafico-pubblicitario per la rivista Vogue e Glamour e successivamente come artista e manager esperto di comunicazione e Visual Arts. Morì a New York il 22 febbraio 1987, in seguito a un intervento chirurgico. I funerali si svolsero a Pittsburgh, sua città natale; a New York venne celebrata una messa commemorativa in suo onore alla quale parteciparono moltissimi artisti provenienti da tutto il mondo. Egli è considerato "il Padre della Pop Art".
IMMAGINE-MUSICA & STRAVAGANZA
L'arte di Andy Warhol è stata definita "pop" in grado anche di svelare o smascherare la società del consumismo contaminata dal boom economico che aveva caratterizzato lo sviluppo del grande mito americano post-bellico, incline ad una ricerca di benessere materiale correlata ad un alto sviluppo demografico che, in quel periodo tra gli anni 50 e 60 era senza precedenti soprattutto in America.
Warhol nonostante cercasse di riprodurre e creare delle opere d'arte, il suo atteggiamento non fu mai accademico ma stravagante; addirittura in termini artistici egli si esprimeva con un atteggiamento e con delle espressioni "umoristiche" addirittura si auto-definiva "fatalmente idiota". Infatti è celeberrima la frase che conclude una delle sue interviste più note e dice:
"se tu prendessi tutte le frasi che ho detto capiresti che sono un idiota e non mi faresti altre domande."
Sta di fatto che questo genere di "idiozia-creativa" anche nel periodo post-warhol ha lasciato un segno indelebile. Molti critici d'arte affermano che uno dei collegamenti più interessanti, tra Warhol e altri artisti è soprattutto quello tra Warhol, Gerhard Richter e Vik Muniz; quest'ultimo un artista brasiliano conosciuto soprattutto per i suoi progetti rivolti anche alla critica sociale. Con questo genere di arte pop, l'artista entra nella vita comune ed usa il suo talento per mettere in collegamento gli spettatori, con le grandi vetrine "artistiche" delle metropoli. Si può quindi dire che l'arte di Warhol è una visione che brucia nel grande magma delle città industriali. La loro immagine, che non si basa sul concetto morale, coglie piuttosto quella gigantesca fotografia sociale che può indurre a pensare ai miti del materialismo storico e becero sempre più coinvolto allo sfruttamento artistico solo per bisogni commerciali. Come appunto si trattasse di una bottiglia della Coca-Cola o di qualche altro prodotto, anche le opere artistiche sono svuotate di contenuto. Un emblema è senz'altro rappresentato da due opere famosissime la Coca-Cola e la celeberrima Campbell's Soup. Il suo infatti è un "fare pubblicità" all'incontrario per trasfigurare l'esaltazione di certi miti che diventano così degli oggetti soggetti alla moda, alla fantasia commerciale, senza alcun valore estetico. Si tratta di un destino artistico che va di pari passo con le cose esposte sugli scaffali di un supermercato e soggette alla cannibalizzazione consumistica. Così le invenzioni di Andy Warhol suscitano spettacolarità, fanno moda, rappresentano una specie di cartellone pubblicitario. Anche la sua macchina da presa cinematografica ha contribuito ed ha lasciato il segno in molti filmati (esempio: il film documento, dedicato al pittore Salvator Dalì, firmato Endy Warhol) inoltre non va dimenticata la sua ricerca anche in ambito musicale. Fu infatti amico e manager di un altro artista considerato "icona del "pop" americano; Lou Reed; che casualmente è deceduto il 27 ottobre 2013 (aveva 71 anni) in concomitanza con le due importanti mostre, in corso a Milano ed a Pisa dedicate a Andy Warhol
Lou Reed, come Warhol è considerato oramai una leggenda del rock’n'roll. Prima come leader del gruppo dei Velvet Undrground , poi come artista solista. Anche la carriera di Reed, come quella di Warhol iniziò a New York, prima come professionista, per note case discografiche, poi come compositore d'avanguardia per una rock band celeberrima la Velvet Underground. Ecco qui, entra in scena Warhol perchè sarà lui a patrocinare i Velvet anche in qualità di manager. Warhol finanzierà il primo album dal titolo: The Velvet Underground and Nico (il famoso album con la banana in copertina, uscito nel 1967) . Ma il connubio Reed - Warhol finirà presto nel 1968 quando Reed oramai famoso, lascerà Andy Warhol per sostituirlo con un manager esperto di discografia. Comunque molti anni più tardi Reed dedicò all'amico un altro album storico: Songs for drella e Magic and loss.
Milano, in questi giorni è coperta di cartelloni che ricordano la mostra di Andy Warhol. Basta recarsi alla Rinascente di Piazza Duomo per vedere che il segno della pop art è già su molti oggetti. Una specie di merchandising dedicato alla mostra inaugurata il 25 ottobre a Plazzo Reale!
Alla mostra di Milano sono esposte anche alcune opere che trattano l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci (The Last Supper) quadro di grande dimensioni in bianco e nero che già era stato presentato a Milano, qualche mese prima la morte di Warhol avvenuta nel 1987.
Lo stile eccentrico ed inconfondibile di Warhol ha saputo creare altre interessanti immagini che si possono vedere a Palazzo Reale; chi dimentica infatti la celebre e famosissima Mariylin Monroe? Non manca anche la mitica Gioconda, riprodotta a modi poster e nello stesso stile si vede anche la gigantesca riproduzione di Mao Tse-Tung e di altri personaggi americani protagonisti della pop art tra cui il pittore Basquiat (vedi foto)

foto archivio aminAMundi di M.Binda dalla mostra di Milano 2013 a Palazzo Reale
Molte altre immagini si susseguono per mostrarci un genere di creatività che diventa suggestione di flash colti da una macchina fotografica che sembra aver perso l'obiettivo della profondità. Una macchina che nella realtà trova l'occhio fantasioso di un artista pop - quello di Warhol - che produce un gigantesco auto-scatto del pensiero contemporaneo e lo appiattisce, lo pasticcia, lo colora quasi con dei segni infantili per metterlo insieme ai grandi miti nella medesima immagine riprodotta in serie. Ed è forse questa l'immagine della realtà che non ha finzioni in quanto è già per se stessa, una gigantesca costruzione della cinestesia sociale - mostrata realisticamente da questo strano personaggio, dal caschetto biondo, che addirittura sembra "fuori" fuori sulle nuvole eppure semplicemente Andy, con la sua graffiante comunicazione è più presente che mai!
Miriam Binda (novembre 2013)
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